sabato 21 novembre 2009

LA PARETE ROCCIOSA

Si tratta del lavoro più grande, in termini di dimensioni, di tutto il plastico. Una imponente cintura montuosa (circa 5 mt.) che raccorda il livello più alto a quello più basso e che costituisce anche la scenografia principale della parte anteriore dove corre la linea di parata. Primo passo chiudere la parte aperta con la classica retina tipo zanzariera.






Poi ho provveduto a coprire la linea del binario per evitare di rovinarlo.

Per la copertura, strisce di giornale (preferibile quelle di un quotidiano piuttosto che carta patinata da rivista perchè l'assorbimento è migliore) imbevute nella soluzione acqua-vinavil.






Da tempo avevo messo da parte i pezzi migliori delle cortecce dei ciocchi della legna per il camino: era venuto il momento di utilizzarli.
Ho verificato se la cosa fosse gradevole e ho deciso di procedere.

Per fissare le cortecce alla parete ho utilizzato polvere di scagliola e polvere di legno (non la classica segatura grossolana, ma quella che ricavano i parquettisti dalla lisciatura dei pavimenti) impastate in parti uguali con acqua e vinavil, con l'aggiunta di un pò di colore marrone.



Lo stesso impasto è stato utilizzato per i raccordi tra i pezzi e per tutte le zone che necessitavano una copertura.




Una volta modellate a piacimento le pareti, ho ripreparato un nuovo impasto, sempre utilizzando gli stessi ingredienti, ma questa volta molto diluito e al posto del colore marrone ho aggiunto del bianco per smorzare il colore scuro della struttura. In questa maniera passandolo con un pennello ho reso omogeneo il colore delle cortecce senza compromettere le venature.


Si lascia asciugare bene il tutto almeno per una giornata.
Successivamente ho dato due passate di colore diluitissimo marrone e beige, per avvicinarmi al colore della pietra (tra una passata e l'altra naturalmente ho atteso l'asciugatura della mano precedente.

Sempre dopo avere lasciato asciugare bene, con della pittura murale bianca ho cominciato a mettere in evidenza i rilievi picchiettando e spazzolando velocemente le increspature.






Ad asciugatura completa sono passato alla fase successiva.
Siccome l'intenzione è quella di virare il colore verso una tonalità grigio-chiaro con sfumature beige, con un pennellino ho sporcato tutte le profondità con della polvere d'ossido nera. Poi, con un pennello più grande, ho spolverato le parti come a voler togliere la polvere in eccesso, ottenendo l'effetto di sfumare di nero anche le parti vicino alle fessure.




Si ottiene così una sporcatura non omogenea tra fessure molto scure, zone circostanti scure via via più sfumate e zone non sporche.

Con la pittura beige utilizzata in precedenza, ma ulteriormente diluita per non farla troppo coprente, ho ripassato tutte le profondità sporcate con le polveri portandole così sul grigio. Per non fare tutta la superficie omogenea ho lavorato solo sulle parti interessate dalla polvere, agendo in un certo senso a macchia di leopardo. Con un pennello asciutto sfumavo dove si rendeva necessario.




Dopo la solita paziente attesa dell'asciugatura, ho rifatto di nuovo la lumeggiatura per riportare in evidenza le asperità.




Come si vede anche dalle foto a seconda della luce le rocce restituiscono una diversa tonalità di colore.

Soddisfatto del risultato ho deciso che si poteva passare alla parte più delicata: la vegetazione. Una buona distribuzione della vegetazione può valorizzare o sminuire tutto il lavoro.









Qui puoi vedere anche la valle finita.